Davide Dall’Osso | È tempo di mettersi in ascolto

3 marzo 2018 | Galleria Cesare Olmastroni, Siena

4 – 18 marzo 2018

Mostra personale di Davide Dall’Osso “È tempo di mettersi in ascolto” a cura di Maurizio Vanni.

L’esposizione realizzata dalla Biale Cerruti Art Gallery, promossa e patrocinata dal Comune di Siena e dall’Associazione Senesi nel mondo, è stata inserita nel “Festival Culturale Siena Città Aperta 2018”.

“È tempo di mettersi in ascolto” è la prima strofa della poesia “Per un teatro clandestino” di Antonio Neiwiller che lo scultore Davide Dall’Osso ha identificato come proprio manifesto poetico.

La motivazione che ha portato alla realizzazione della mostra “È tempo di mettersi in ascolto” nasce dalla necessità di “fare un appello per porre rimedio a questa condizione esistenziale di incertezza e tormento, che ha portato uomini e donne alle soglie di un conflitto sterile e autodistruttivo”. Un appello che lo scultore rivolge a ognuno di noi, perché solo ascoltando, “facendo silenzio dentro di sé”, uomini e donne potranno cominciare a riconoscersi, a ritrovarsi. In tale prospettiva, suona di particolare attualità l’auspicio di Victoria Ocampo, la quale ebbe a sostenere: “nascerà un’unione, tra l’uomo e la donna, molto più vera, molto più forte, molto più degna di rispetto. L’unione magnifica di due esseri uguali che si arricchiscono reciprocamente poiché possiedono ricchezze distinte”.

Nel percorso della mostra, opere come “Lenisci”, “Delle Onde”, “Della Sabbia” o “I centauri”, raccontano di questo rapporto in divenire, dove maschile e femminile si attraggono, danzano i rituali della natura, si confrontano. Sostiene Dall’Osso che “soprattutto l’uomo del nostro tempo deve intervenire su se stesso, trovare una nuova visione di sé, un nuovo modo di rapportarsi alla donna all’insegna di un atteggiamento fondamentale: il rispetto; l’uomo è chiamato a rispettare la donna e se stesso in nome della comune dignità di persona”.

Ogni uomo deve comprendere sino in fondo le “tradizionali concezioni maschiliste” di violenza e pregiudizio che negano autonomia alla donna, considerata “cosa” di cui l’uomo può liberamente disporre, un giocattolo da rompere se non si riesce a disporne a proprio piacimento. “Nessun uomo del mio tempo – prosegue Dall’Osso – ne è scevro. Nessun uomo può tirarsene fuori. Per questo dobbiamo capire il più sinceramente possibile che uomini siamo, quanto ci sentiamo responsabili di una realtà dove uomini umiliano, violentano, uccidono continuamente le donne. Non è sufficiente essere ‘uomini buoni’. È necessario un passo in più; fare i conti fino in fondo con la nostra coscienza, darci la sincera risposta e porre rimedio; perché ogni uomo è responsabile”.

Questa mostra è un primo passo di Davide Dall’Osso su questa riflessione, “riflessione agita” che l’artista rivolge a tutti gli uomini e donne del suo tempo. Le opere che compongono il percorso della mostra realizzate attraverso le metamorfiche trasparenze delle fusioni di policarbonato o degli amalgami materici di ferro e cemento, raccontano di quell’energia femminile primordiale che pervade l’umanità e che è fondamento della natura di ogni individuo. “Le sculture di Dall’Osso – sottolinea il curatore della mostra Maurizio Vanni – sono sempre proiettate in una precisa direzione, cercano sempre una ragione d’esistere nell’organizzazione dello spazio e nella relazione con la luce. Esaltano uno stato di momentanea liquidità visiva per accentuare un lento e costante movimento. Tutto tace, ma al tempo stesso si intercetta un grido silente, liberatorio e rituale, che infrange le pareti delle prigioni ovattate delle nostre esistenze”.

Dall’inizio della nostra esistenza, esistono due poli archetipi della natura; luminoso e scuro, maschile e femminile, rigido e duttile, sopra e sotto, ecc. Le opere esposte in questa personale, rappresentano quasi nella totalità uno di questi due poli archetipi, il femminile, che nella filosofia orientale viene individuata nello Yin, e che è fondamento della natura di ogni individuo.

Yin e Yang i due cardini dell’essere umano. Yang, il potere creativo, maschile, forte, associato al cielo, mentre Yin, l’elemento femminile e materno, buio, ricettivo, rappresentato dalla terra. Nel campo del pensiero Yin è la mente femminile intuitiva e complessa, la quiete contemplativa del saggio.

Il tema e il titolo della mostra, e del relativo catalogo, “È tempo di mettersi in ascolto” si riferisce all’ascolto contemplativo-intuitivo e accogliente dello Yin, quell’ascolto che a detta dell’artista “dobbiamo coltivare giorno per giorno nell’intimità di quello che Neiwiller chiamava il nostro luogo aperto appartato”. Lavori conosciuti dello scultore come “Ventocontro”, “Angela”, “Duende”, chiedono all’agire quotidiano, forzato da un presente costruito ad immagine del maschile, di ritrovare con l’energia sottile dello Yin quel silenzio, quell’atto che avviene prima della creazione con il fine di “riconoscerci tutti, in quanto esseri umani (universali) e individui (irriducibili)”, come esseri che condividono le proprie esistenze.