12 aprile 2024 | via di città, 49 Siena
12 aprile – 19 maggio 2024
“Portraits”, mostra personale dell’artista Gavin Rain.
“Mi chiedono sempre della tecnica. Sempre. Di solito è la prima cosa che la gente mi chiede.
Gli artisti parlano molto del significato del loro lavoro. Questo non è per tutti così interessante come spesso gli piace pensare.
Quindi in questo saggio parlerò di come faccio quello che faccio.
Per favore, sentiti libero di perderti in qualsiasi punto: il processo è lungo e con molti passaggi.
Probabilmente è più facile esserne guidati in più di giorni (come succede a me) piuttosto che affrontarlo tutto in una sola volta.
Voglio dire, spero non ti allontani. Semplicemente non ti biasimo se lo farai.
Questo metodo di lavoro mi ha richiesto un anno o due per svilupparlo. Poi mi ci è voluto un altro anno o due per migliorarlo. In effetti ci sto ancora lavorando. La maggior parte dell’arte, almeno per me, è nella preparazione. Le decisioni che prendo prima ancora di avvicinarmi a un pennello.
In effetti, nel momento in cui mi avvicino a un dipinto è già fatto nella mia mente. Beh, non nella mia mente – sembra come se fossi una specie di genio pazzo. Non lo sono. Ma quello che sto cercando di dire è che è tutto pianificato.
Immagino che quello che voglio dire qui sia che ho usato molti metodi in passato. Quello che sto per illustrarti è rappresentativo del mio pensiero. Qua e là alcuni dei i passaggi cambiano di volta in volta.
Ma qui ti sto portando attraverso la matematica. Attraverso l’arte.
Beh, sono la stessa cosa. In sostanza: attraverso il dettaglio nascosto. Questa è comunque la parte della mia arte in cui vivo.”
Gavin Rain (Cape Town, 1971) è ritenuto uno dei massimi rappresentanti contemporanei del neo-puntinismo o pixelismo. Vi arriva nel 2004 anche grazie agli studi di arte e neuropsicologia e l’interesse per la matematica.
Un lungo studio pluriennale gli permette di elaborare una tecnica personale che attraverso l’uso dell’acrilico, simula i pixel nella costruzione dell’immagine come se la tela fosse uno schermo di un televisore o di un pc.
La distanza tra i puntini che andranno a ricomporre l’immagine, si rifà al “pseudo digitale”, un terreno dove la ricerca sulla grandezza e distanza dei pixel – che l’artista simula con piccoli punti concentrici di vernice acrilica, in diversi colori e forme – si unisce alla teoria della percezione neuroscientifica.
Rain ha creato più di 14.000 punti diversi di colore come elenco, da cui attinge per le sue opere. Il lavoro riguarda non solo la scelta e la grandezza dei colori puntiformi ma anche il loro rapporto con lo spazio bianco della tela sottostante. Immagine e ricezione dell’immagine sono due elementi inscindibili nell’era informatica e Rain ne assume il paradigma come motto artistico.
La partecipazione dello spettatore, non solo come visione ma come corpo in movimento, è un aspetto fondamentale del lavoro di Rain. Grazie al suo spostamento all’interno dello spazio espositivo, l’opera passa da uno stadio astratto a un’immagine concreta – e viceversa. La distanza del punto di osservazione, la profondità di visione, la condizione della luce e la prospettiva, divengono elementi interattivi e agiscono sulla fruizione dell’opera fino alla completa riconoscibilità dell’immagine.
L’obiettivo di Rain è ampliare gli orizzonti visivi e cognitivi delle persone mostrando loro il fantastico e l’impossibile. Combinando le sue origini, i suoi studi, le sue attitudini e il suo talento personale, Rain ha inventato un’arte che è al tempo stesso unica e partecipativa. Tutti coloro che guardano uno dei suoi dipinti possono percepire la convergenza di due opposti stili pittorici: l’astrattezza della moltitudine di cerchi concentrici colorati che si addensano in punti densi e imperfetti in rilievo, e l’aspetto figurativo dell’immagine che è definito dalla somma di questi stessi punti come lo spettatore fa qualche passo indietro.
La sua arte è un chiaro invito a “distaccarsi”, a creare una certa distanza nella vita, perché, come sostiene la psicologia della Gestalt, il tutto è maggiore della somma delle parti.
La sua fama internazionale l’ha portato a diventare uno degli artisti di punta del panorama sudafricano contemporaneo, tanto che FIFA ha commissionato all’artista, 12 ritratti per la Coppa del Mondo FIFA nel 2010, tenuta in Sudafrica. Paradigma contemporaneo e puntinismo, astratto e figurativo, maestria tecnica e approfonditi studi scientifici, assieme a un coinvolgimento dello spettatore e un’attenzione mirabile allo spazio espositivo, fanno di Gavin Rain un artista unico, nel panorama dell’arte contemporanea. Nel 2011 partecipa alla 54a Biennale d’arte di Venezia nel Padiglione della Repubblica del Costa Rica con un ritratto del Premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. Nel 2013 presenta un’opera intitolata Lena per il padiglione della Repubblica del Bangladesh.